Giorgio Cornelio
- 05/05/2014 20:42:00
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"E non venitemi a chiedere più niente" sono state le ultime parole del più grande tra i poeti minoritari del 900 italiano - Emilio Villa- che sempre rifiuto lontologia della poetica come impiego, come legge artistica, quindi come istituzione letteraria. E intorno al quel silenzio ce il risuonar del dire, che e assenza orbitale , esplosione di buio.
A questo mi conduci: ed e la meraviglia dellandar disorienti.
Un abbraccio
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Lorenzo Mullon
- 04/05/2014 20:54:00
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la poesia è bella, complimenti, però noo, cara Cristina, vuoi allontanare i rompiballe, mi vuoi allontanare, e dallalto di che, della scarpa di Antonin?
allora vado fino in fondo, partendo dal titolo che mi riguarda
la nostra biografia è fatta di disgrazie, scioriniamole una ad una, osserviamo in controluce la tremenda filigrana, ad un rosario di spine si sostituirà un altro, non ne usciamo così, finiremo in una trasmissione televisiva a raccontare la nostra feroce invisibilità, condita da un aceto balsamico di pena non fermiamoci al dolore con la speranza di un attimo di gloria compassionevole lo conosco il copione è questo che vogliamo?
o iniziare a volare?
sento già stridere il corpo, le rondini mi aspettano con le loro lancinanti urla di gioia
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Cristina Bizzarri
- 04/05/2014 18:21:00
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Artaud pare sia morto con una scarpa in mano. Io credo che siamo tutti dei "cristi", anzi dei Gesù, unti o non unti tutti legati da uno stare, da un de-stino. Se poi vogliamo vedere un gesto più in alto o sublime o misero di un altro - io credo che sbagliamo. Non voglio dire con questoche siamo " tutti uguali", sarebbe da demente dirlo no? ma non credo proprio che ci siano dei prediletti, dei destinati - e altri no. Tra chi si fa una canna, chi prega in chiesa, chi a tanti soldi e chi pochi, tra chi ha un QI alle stelle e chi bassino - beh io credo da molto tempo che siamo tutti "giustificati" - sì anche gli assassini. Certo questi ultimi magari vanno allontanati, come pure i mistificatori e i rompiballe ... ma da tempo ormai credo che anche loro rientrino in un de-stino. Perché, se non viviamo in un luogo dove imperversano il suono e la furia - e non lo credo - ma in una realtà che ci è in gran parte sconosciuta, come una mappa di cui non si conoscono i confini - beh allora tutto dovrà pur avere un senso. Anche se alcuni aspetti di questa nostra realtà appaiono/sono davvero bruttini. Ad esempio la violenza e la morte. Tanto per citarne due dei meno arini. Allora? Allora noi. Ognuno con la sua benedetta o maledetta o insignificante storia compone un insieme, da cui nessuno può essere escluso, se le cose stanno così. Possiamo e dobbiamo cercare di migliorarci, per come possiamo, lavorandoci, sforzandoci anche di cercare una condizione di pace, diserenità, di gioia. Se pensiamo che questo sia un bene, che questosia il bene. E il male di vivere ci appartiene, perché la vita è un enigma e noi non siamo un carciofo o uno scoiattolo. Siamo quello che siamo:umani nel bene e nel male. Ecco perché le tue poesie sono così forti e vere. Perché tu tutto questo non lo nascondi e ti sveli, e la poesia non è anche svelamento, aletheia? Come la filosofia e come tutto quello che ci spinge a cercare, ricercare, a non stancarci di farci domande, sentirci davvero umani? Forse la via dei mistici, forse la via della fede, o forse un illuminazione - o forse niente di tutto questo ma altro ancora, ci avvicineranno a noi stessi, a questo grande mistero che è in noi e fuori di noi. Restiamo aperti. Io su questo sito trovo molti spunti per sentire, pe sare, riflettere. Grazie Adielle di questo tuo spazio. Nel tuo testo però sfronderei qualcosa. Il colmo detto dopo questo mio minestrone, no? :-D
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